Castelli inerpicati sulle montagne, misteriosi affreschi disegnati in grotte celate nel folto dei boschi, paesi abbandonati dagli uomini e strane leggende raccontate da vecchi contadini di fronte ad un bicchiere di Aglianico. La Basilicata è una terra misteriosa, in cui la storia si fonde con la leggenda.
Vi condurremo attraverso un itinerario in 6 tappe nei luoghi più misteriosi della regione, ognuno dei quali racconta una storia, che forse non è scritta nei libri, ma rivive ancora nella memoria del popolo lucano e nelle antiche pietre che testimoniano che ciò che andremo a raccontare è accaduto davvero, e a noi piace credere che sia così.
Il nostro viaggio comincia a Melfi, la città di Federico II di Svevia, sovrano illuminato del medioevo europeo.
La presenza dell’imperatore Federico II, conosciuto anche come “stupor mundi”, diviene sempre più tangibile man mano che ci avviciniamo alla cittadina e abbiamo l’opportunità di ammirare l’imponente castello eretto dai normanni nell’XI secolo che si staglia sul centro abitato abbracciandolo con le sue mura.
Il castello di Melfi è sicuramente uno dei siti più importanti della Basilicata, sia per la sua storia (dalle sale del castello il papa Urbano indisse nel 1089 la prima crociata in Terra Santa) che perché ospita al suo interno il museo archeologico nazionale del melfese e lo splendido Sarcofago di Rapolla, scultura di raro pregio, proveniente dall'Asia Minore.
Nella nostra prima tappa però scenderemo giù per la collina su cui si erige la fortezza, per avviarci lungo un sentiero tra gli alberi che conduce ad una piccola grotta, nascosta da un pesante portone. Si tratta della cripta di Santa Margherita, una chiesetta rupestre scavata nella roccia, le cui pareti esibiscono meravigliosi affreschi che raccontano storie misteriose.
La chiesetta è illuminata debolmente e le ombre giocano con i disegni impressi sui muri. Appena entrati però, se guardiamo alla nostra sinistra non possiamo fare a meno di sobbalzare vedendo un affresco bellissimo e spaventoso allo stesso tempo. Si tratta del “Monito dei morti”, dipinto risalente al XIII secolo.
Il tema dell’opera è quello dei “memento mori”, macabro soggetto che ricorreva spesso nell’arte medievale cristiana con l’obiettivo di ricordare agli uomini quanto ciò che facciamo in vita non sia che polvere rispetto all’eternità che aspetta l’anima dopo la morte.
Nella cripta di Santa Margherita infatti l’occhio viene subito catturato da due scheletri, che recano un buco scuro all’altezza dello stomaco, che vuole rappresentare le viscere ormai marcescenti divorate dai parassiti. Contrapposti agli scheletri ci sono tre figure, un uomo, una donna e un bambino. Chi sono loro? E perché sono lì?
Non vi è ancora certezza assoluta sull'identità dei personaggi ma molte analisi storiche considerate attendibili sembrano identificano l’uomo con il sovrano Federico II di Svevia, accompagnato dalla moglie Isabella d’Inghilterra e dal piccolo figlio Corrado IV.
Ci sono vari indizi che riconducono al sovrano. Innanzitutto i lussuosi abiti da falconiere che ha indosso. Federico II era infatti un grande appassionato di caccia con il falcone, tanto da aver scritto un trattato sull'argomento De Arti Vevandi cum avibus. Ci sono poi altri indizi che supportano tale teoria, come la barba rossa, l’ermellino e il mantello color porpora, segni di potere, la daga di foggia araba che evidenzia il legame tra il sovrano e il Medio Oriente.
Ad avvalorare tale ipotesi è la figura della donna che è con lui, in cui l'artista ha evidenziato l'azzurro degli occhi che fanno pensare ad una donna dai tratti nordici come quelli di Isabella d’Inghilterra, moglie del sovrano. Il terzo personaggio potrebbe essere il figlio del re, Corrado IV.
I personaggi inoltre portano a tracolla una borsa su cui è disegnato un fiore con otto petali. Il numero otto non è casuale nella simbologia federiciana ma è una cifra alla quale il sovrano di Svevia era molto legato, non ha caso il celebre Castel del Monte è composto otto torri.
Una volta chiarita l’identità delle figure il senso dell’opera appare piuttosto chiaro: neanche l’imperatore può fuggire all’ineluttabile scorrere del tempo. Un segnale potente per i credenti che si recavano a pregare sotto le volte della grotta, illuminate dalla fioca luce delle candele.
Prima di partire da Melfi non dimenticate di fare visita al castello e alla cattedrale, passando per la bellissima Porta Venosina (sopra), perfettamente conservata nella cinta muraria medievale.
Fatto questo potete rimettervi in viaggio verso la prossima meta: Acerenza e i misteri della sua cattedrale.
Il Vulture è stata la terra più amata da Federico II di Svevia. A testimoniarlo i castelli e le cattedrali che ha lasciato nelle cittadine di Melfi, Venosa, Acerenza e Castel Lagopesole. Regalatevi un viaggio alla scoperta delle opere di uno dei più grandi imperatori della storia in una terra dai piacevoli paesaggi e madre di uno dei vini rossi più importanti d'Italia: l'Aglianico del Vulture. In questo itinerario vi porteremo alla scoperta di una Basilicata antica, tra castelli e chiese misteriose, dove nel corso dei secoli hanno passeggiato monaci e guerrieri.
Un panorama di Melfi, su cui si staglia il maestoso castello
Melfi - Venosa - Castello di Lagopesole - Acerenza
3 giorni / 2 notti
Un panorama di Venosa, città che diede i natali al poeta Orazio
A partire da € 64,00 a notte per persona
Disponibili tariffe per gruppi
Disponibilità di pranzo e cena su richiesta
Un panorama di Castel Lagopesole, con il castello federiciano sullo sfondo
I NOSTRI ITINERARI SONO PERSONALIZZABILI IN BASE ALLE ESIGENZE DEI VIAGGIATORI. CONTATTATECI, SAREMO FELICI DI CREARE ITINERARI SPECIFICI PER VOI!
Mobile:
328.8070544
E-Mail:
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Altre info su:
www.basilicatadavedere.com
Immaginate di passeggiare all'ombra di antiche torri, di attraversare cortili e giardini un tempo pieni di vita. Immaginate di scoprire antichi saloni in cui secoli fa riecheggiava maestoso il canto dei madrigali o dove le dame di corte danzavano felici al suono di cetre e flauti.
Visitare un castello significa tornare indietro nel tempo, ascoltando le storie, le leggende e i misteri che sono stati tramandati nel corso dei secoli.I castelli della Basilicata, eretti tra montagne scoscese e boschi impenetrabili, conservano un fascino ancestrale che vi lascerà senza fiato.
Questo tour vi porterà alla scoperta delle imponenti fortezze federiciane di Melfi e Lagopesole, del castello di Miglionico con la sua cupa leggenda e dell'elegante castello di Pirro del Balzo, a Venosa.
Il castello di Melfi
Melfi - Venosa - Castello di Lagopesole - Miglionico
3 giorni / 2 notti
Il castello di Lagopesole, riserva di caccia di Federico II
A partire da € 155,00 a persona (minimo 2 persone)
Disponibili tariffe per gruppi
Disponibilità di pranzo e cena su richiesta
Il castello di Pirro del Balzo a Venosa
I NOSTRI ITINERARI SONO PERSONALIZZABILI IN BASE ALLE ESIGENZE DEI VIAGGIATORI. CONTATTATECI, SAREMO FELICI DI CREARE ITINERARI SPECIFICI PER VOI!
L'ingresso del castello di Melfi con la famosa Torre dell'orologio
Mobile:
328.8070544
E-Mail:
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Altre info su:
www.basilicatadavedere.com
Ciò che colpisce quando ci si avvicina a Melfi per la prima volta è il castello che si erge maestoso su una verde collina, con le mura che scendono lungo i fianchi e si perdono in un intrico di case dai tetti scarlatti.
Se siete appassionati di storia e giungete in Basilicata, non potete andare via prima di aver visto Melfi, roccaforte di Federico II di Svevia, sovrano illuminato e misterioso.
È da Melfi che l’imperatore promulga nel 1231 le “Costituzioni melfitane”, norme che per la prima volta riconoscevano alle donne diritti sconosciuti all’epoca ed è nei boschi intorno a Melfi che il sovrano amava cacciare con il falcone.
Ma Melfi non è solo storia, a due passi dal paese potete trascorrere una giornata di relax nei prati che circondano i laghi di Monticchio, due bellissimi specchi d’acqua di origine vulcanica; è sulle montagne della zona che nasce l’Aglianico del Vulture, vino DOC annoverato tra i più grandi vini rossi d’Italia. Che dite? Vi abbiamo convinto?
Se visitate Melfi non potete non vedere il castello, imponente struttura di origine normanna (fine XI secolo) che al suo interno ospita il Museo Archeologico Nazionale del Melfese che custodisce preziosi reperti del VII-III secolo a.C. oltre allo splendido Sarcofago di Rapolla, opera della seconda metà del II secolo, proveniente dall’Asia Minore.
Bellissima inoltre la Cattedrale risalente al 1056 e la cripta di santa Margherita, chiesa rupestre che al suo interno reca affreschi perfettamente conservati, tra cui spicca il “monito dei morti” in cui pare sia rappresentato Federico II in abiti da falconiere.
Se vi interessa la storia di Federico II vi consigliamo di far visita anche al castello di Lagopesole, uno splendido maniero su di una collina, situato a pochi chilometri da Melfi.
SCOPRITE NOSTRO ITINERARIO SULLE TRACCE DI FEDERICO II DI SVEVIA!
A pochi chilometri da Melfi trovate i laghi di Monticchio, due specchi d’acqua di origine vulcanica che si stendono ai piedi del monte Vulture, i cui boschi ospitano la Acanthobrahmaeaeuropaea, splendida falena che vive solo in questi luoghi.
Sulle placide acque del lato si staglia l’abbazia di San Michele, che oggi ospita il museo di Storia Naturale del Vulture.
Questi luoghi sono la patria del celebre Aglianico del Vulture, annoverato tra i più grandi vini rossi d'Italia. Questo vino, il cui vitigno cresce sulle pendici e nella valle del vulcano spento del Vulture, ha un colore rubino che tende al granato con riflessi aranciati con l’età.
All'olfatto risultano riconoscibili profumi di mora e prugna selvatica, note di viola e di fragole di bosco, a cui il tempo apporta sentori di liquirizia, cioccolato fondente, pepe nero. In bocca l'Aglianico del Vulture risulta complesso, moderatamente tannico e fresco, con una gradazione alcolica tra i 12,5° e i 13,5°.
SCOPRITE IL NOSTRO ITINERARIO ALLA SCOPERTA DEL MONTE VULTURE, TRA AGLIANICO E ACQUE MINERALI
Nelle nostre città si inizia a sentire l’inconfondibile odore delle caldarroste, e noi, come tanti segugi, ne seguiamo l’aroma, ma arrivati davanti al venditore il più delle volte desistiamo dall’acquisto non appena vediamo il prezzo del cartoccio di castagne rimanendo con l’acquolina in bocca. Ma allora perché non approfittare delle belle giornate di sole che ci regala il mese di ottobre per organizzare un fine settimana in Basilicata coniugando la raccolta delle castagne alla visita dei nostri incantevoli borghi?
Bene ma prima di partire vi do qualche informazione su questo frutto autunnale e su come raccoglierlo.
Il castagno viene definito l’albero del pane poiché ha rappresentato un’importante fonte di approvvigionamento alimentare per intere generazioni, particolarmente nei periodi di difficoltà in quanto il suo frutto è ricco di proprietà benefiche per il nostro organismo.
La castagna è molto ricca di sostanze amidacee, è quindi nutriente ed energetica, inoltre la ricchezza in carboidrati complessi la rende simile per valore nutritivo ai cereali diventando una valida alternativa in caso di intolleranza.
La castagna contiene potassio, per rinforzare i muscoli, zolfo, ottimo antisettico e disinfettante, sodio, utile alla digestione e all’assimilazione, magnesio, che agisce come rigenerante dei nervi, calcio e cloro, utili per ossa, sangue, nervi e tendini. Come se non bastasse riduce il colesterolo, riequilibra la flora batterica ed è ricca di vitamine A, B1, B2, B3, B5, B6,B9, Cb12, C e D.
Per la raccolta è consigliabile indossare scarponi antiscivolo, pantaloni lunghi, calzettoni, guanti e una giacca per contrastare l’umidità dei boschi. E’ utile portarsi un bastone per aprire i ricci caduti a terra e un cestino di vimini o sacchetti di iuta per depositare le castagne raccolte che non vanno messe in buste di plastica per evitare che marciscano. Scegliete solo quelle sode ed intatte, i frutti troppo morbidi o che presentano dei gusci bucherellati possono contenere dei parassiti.
Ultimo consiglio: attenzione a non avventurarvi in riserve private nelle quali è vietata la raccolta. Non scavalcate recinzioni, ma parlate con la popolazione locale che vi saprà indicare dove poter andare a raccogliere le castagne.
Per un fine settimana all’insegna della castagna e della cultura, vi consiglio la zona del Vulture (Melfi, Rapolla, Venosa), il Pollino, (San Severino Lucano, Rotonda) e il Parco Nazionale dell’Appenino Lucano ( Moliterno, Tramutola). Qui sono numerosi gli appuntamenti gastronomici in suo onore, la potrete gustare in svariate e succulente preparazioni sia presso ristoranti caratteristici che passeggiando tra le vie di affascinanti centri storici:
Melfi (foto sopra) – la sagra della “Varola” - 22 e 23 Ottobre 2016;
Spinoso – Sagra della Castagna – 23 Ottobre 2016;
Tramutola - La sagra della Castagna Munnaredda – 29 e 30 Ottobre 2016;
Rotonda – Sagra della Castagna- 29, 30 e 31 Ottobre 2016.
L’Aglianico del Vulture è un vino dalla storia millenaria; il vitigno fu probabilmente introdotto in Basilicata dai Greci nel VII- V secolo A.C. Quinto Orazio Flacco, uomo romano e del Vulture (nato a Venosa l’8 dicembre del 65 A.C.), capace di gustare e insegnare i più profondi piaceri della vita e cantore dello straordinario rapporto fra la vite e la vita, nel suo Ars Vivendi scrive:
“Nessuna poesia scritta da bevitori di acqua può piacere o vivere a lungo. Da quando Bacco ha arruolato poeti tra i suoi Satiri e Fauni le dolci Muse san sempre di vino al mattino”.
Ogni riferimento al nostro pregiato vino Aglianico non appare casuale.
Nel 1906, durante l’esposizione universale di Milano, dieci vini del Vulture riscossero un successo a dir poco inaspettato; e ancora nel 1910 nel celebre e monumentale trattato di ampelografia di Pierre Viala e Victor Vermorel, l’Aglianico è citato tra i migliori vitigni d’Europa.
Le pendici del Monte Vulture, vulcano spento a Nord della Basilicata, rappresentano l’habitat ideale di questo grande vino. Il suo colore è rosso rubino, tendente al granato con l’invecchiamento, al naso è intenso ed armonico, fruttato, con sentori di spezie e tostature, al palato è caldo, morbido, fresco , sapido e giustamente tannico.
Due sono le denominazioni: abbiamo una DOCG Aglianico del Vulture Superiore e una DOC Aglianico del Vulture.
La DOCG Aglianico del Vulture ha una gradazione alcolica di 13,5° e non può essere immesso al consumo prima dell’1 novembre dell’anno successivo a quello di produzione delle uve, dopo un invecchiamento di almeno un anno in botte e un anno in bottiglia.
La tipologia Riserva non può essere immessa al consumo prima dell’1 novembre del quinto anno successivo a quello di produzione delle uve, dopo un invecchiamento di almeno due anni in botte e due anni in bottiglia.
La DOC Aglianico del Vulture ha una gradazione alcolica di 12,5°e deve essere sottoposto ad un periodo di invecchiamento minimo di un anno. Sono previste le tipologie Vecchio 12,5° invecchiamento 36 mesi di cui 24 in botte e spumante 12,5°.
Possiamo individuare tre sottozone più significative: la prima fra i comuni di Rionero in Vulture e Ripacandida dove si producono i vini più freschi ed aristocratici, la seconda ad Est di Barile, piccolo borgo della Basilicata dove i vini sono più strutturati della precedente area e la terza nel Pianoro di Masseria Sant’Angelo a Sud-Est di Venosa che regala vini più corposi e tannici.
Se vi è venuta voglia di venire a degustarne un buon bicchiere rimarrete affascinati dal Vulture, terra di imperatori e briganti, ricca di castelli, cattedrali.
Melfi, Rapolla, Rionero in Vulture, Venosa, Ginestra, Barile, Ripacandida, Forenza, Acerenza, Palazzo San Gervasio, Banzi, Genzano di Lucania delimitano la zona di produzione del vino e con il loro patrimonio artistico testimoniano la millenaria storia di questa parte della Basilicata.
Una vacanza nel Vulture, terra dell’Aglianico del Vulture, è un’occasione da non perdere per gli amanti del vino e della buona tavola ma anche per chi ama andare alla scoperta di piacevoli paesaggi.
I nostri itinerari, lungo le strade che costeggiano i vigneti, vi porteranno alla scoperta di borghi, di castelli, delle cantine più prestigiose con esperienze di degustazione e cene con menu tipici lucani, tutto per regalare al turista benessere e relax.
SCOPRI LA NOSTRA PROPOSTA PER VISITARE LE CANTINE DELL'AGLIANICO